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Confesso: sono molto poco organizzata ultimamente, molto poco “social” e molto poco ferrata sulla comunicazione nell’era dei tik-tok, quindi procederò alla vecchia maniera, lancio la mia bottiglia con messaggio nell’oceano…Vi inserisco anche qui un estratto del calendario corsi a cui ho pensato fino a dicembre 2022.
Gli ultimi due anni mi hanno un pò fatto perdere di vista la programmazione a lungo termine, quindi è stato a dir poco complicato riuscire a stilare un calendario che andasse oltre i due mesi..

L’unica cosa a cui ho pensato mettendo in programma il nuovo calendario di eventi in presenza è stato che ce n’è bisogno!

C’è bisogno di spazi gentili dove ritrovarsi in maniera serena;

C’è bisogno di potersi esprimere dal vivo e riportare la nostra vita e eventi quotidiani fuori dallo schermo e dentro la realtà a contatto con le persone;

C’è bisogno di reimparare a prendersi cura di se stessi e delle persone care attraverso il cibo, gli ingredienti e le scelte quotidiane;

C’è bisogno di ricette per la felicità, di cibo sano, rispettoso del pianeta e naturalmente buono;

C’è bisogno di conoscere il mondo attraverso nuove ricette, di annusare, assaggiare, provare, cucinare..

E questo cercherò di fare e proporre. Vi aspetto!

Ultimamente i carboidrati vengono messi al bando in molti stili alimentare e diete, ma le motivazioni non sono sempre tra le più valide. Sempre più spesso mi sento rivolgere la domanda “Ma allora i carboidrati fanno male?” oppure accompagnati dal senso di colpa, sento sospironi e frasi del tipo “Eh… oggi ho mangiato troppi carboidrati!”

Facciamo un pò di chiarezza.

COSA SONO I CARBOIDATI?

I carboidrati sono uno dei 3 macronutrienti essenziali che estraiamo dal cibo mangiando (gli altri due sono proteine e grassi). La definizione essenziale accanto a carboidrati dovrebbe già farci riflettere.

I carboidrati funzionano come forma di energia primaria per il nostro organismo, in particolare per il cervello. I carboidrati sono in effetti la fonte di energia preferita perchè pulita e di più rapida trasformazione rispetto ai grassi e proteine. Il nostro organismo estrae gli amidi e gli zuccheri dai carboidrati per trasformarli in glucosio che può essere assorbito dalle cellule per le loro attività.

Noi distinguiamo i carboidrati in amidi, zuccheri e fibre. Nello specifico gli amidi e le fibre sono carboidrati complessi, mentre gli zuccheri sono carboidrati semplici.
Per saperne di più su fibre, amidi e zuccheri semplici vi rimando ad un mio precedente post. Invece oggi parliamo dei carboidrati senza mistificazioni.

TUTTI I CARBOIDRATI FANNO MALE?

Tutti i cani mordono?
Pensare che tutti i carboidrati facciano male è come pensare che ogni cagnolino ti possa mordere! Bisogna distinguere e c’è da tenere in considerazione due cose: la differenza tra carboidrati semplici e complessi, e quella tra carboidrati provenienti da alimenti vegetali integrali o raffinati e/o processati.

I carboidrati semplici sono costituiti da molecole di zucchero non concatenate, lunghe una o due unità (mono o disaccaridi). Gli alimenti con zuccheri aggiunti (e questo include anche i dolcificanti naturali) forniscono energia favorendo un rapido aumento dei livelli di glucosio nel sangue. Spesso, questi alimenti contengono poche fibre.

I carboidrati complessi sono costituiti da fibre, che non si convertono affatto in carburante, e amidi, che tendono a decomporsi più lentamente, riducendo i picchi di zucchero e fornendo una forma di energia più duratura e stabile. Questo li rende, in generale, la scelta più sana. Questi polisaccaridi si trovano negli alimenti vegetali integrali, in particolare nei cereali integrali, nei legumi e nelle verdure.
Icarboidrati semplici sono più frequentemente presenti nei dolci, prodotti da forno raffinati e prodotti raffinati e altamente processati.

Quindi si potrebbe pensare che gli zuccheri semplici sono cattivi e quelli complessi buoni… ma non è sempre così.
Gli zuccheri della frutta sono semplici (contiene molto fruttosio) ma allo stesso tempo la frutta contiene vitamina, minerali, fitonutrienti e fibre di cui il corpo non deve. Ci sono vegetali che contengono sia carboidrati semplici che complessi (zucca, patata dolce, carota..) e sono ricchissimi in nutrienti per l’organismo.

E un cibo che contiene amido, anche se è un carboidrato complesso, non è più sano. Pane, biscotti, cracker a livello industriale sono per lo più prodotti con amido e farine raffinate, che non contengono zuccheri semplici come la frutta ma non sono sane come la frutta! Infatti le farine raffinate e vengono bruciati molto rapidamente dal corpo creando un picco glicemico.

In sintesi i carboidrati dovrebbero assomigliare il più possibile alla loro forma integrale, perchè la “raffinazione” ha eliminato delle parti fondamentali per la gestione dei carboidrati da parte del corpo.

TUTTI I CARBOIDRATI FANNO INGRASSARE?

Con questa nuova prospettiva possiamo dire che tendenzialmente i carboidrati raffinati possono far ingrassare ma non vale la stessa cosa per i carboidrati provenienti dai cibi integrali, dove l’insieme di fibre e nutrienti presenti interviene in molteplici modi sul metabolismo dell’individuo (aumentare il senso di sazietà, bassa densità calorica, migliorato il metabolismo, aumentato senso di benessere..).

Quindi i carboidrati provenienti da alimenti vegetali integrali solitamente non fanno prendere peso all’individuo ma lo fanno perdere.

Gli zuccheri semplici favoriscono l’acquisizione di peso, così come i cibi ultraprocessati che di solito sono una combinazione di dolcezza, sapidità e grasso costruito appositamente per creare un piacere immediato che ci faccia andare avanti a mangiare anche quando siamo già pienei (“non riesco a fermarmi!”.

N.B. I cibi ricchi in nutrienti tendono a lasciare appagato il nostro organismo per molto più tempo senza continuare la ricerca spasmodica di qualcosa da sgranocchiare.

L’INDICE GLICEMICO E’ IL MIGLIOR MODO PER VALUTARE I CARBOIDRATI?

L’indice glicemico (GI) è spesso associato al controllo del diabete, ma viene anche utilizzato nella gestione di altre patologie come malattie cardiache, obesità e infiammatorie.

L’indice glicemico funziona assegnando un numero a un determinato alimento su una scala da 0 a 100, in base a quanto è stato dimostrato che quel cibo aumenta la glicia nel sangue dopo averlo mangiato. Se il cibo non ha alcun effetto sulla glicemia è 0. E se stai mangiando glucosio puro, l’indice glicemico è 100.

I carboidrati associati ad alto indice glicemico (più di 55) vengono digeriti, assorbiti e metabolizzati più velocemente, causando una risposta rapida nella glicemia e nella secrezione di insulina per riassorbire il glucosio rapidamente, mentre i carboidrati a basso indice glicemico hanno un impatto minimo sulla glicemia.

La teoria fa i conti con la pratica:

  1. raramente noi mangiamo un solo cibo per volta a stomaco vuoto (non mangiamo di solito solo pane a pranzo, oppure solo 1 banana a colazione..) quindi nel momento in cui combiniamo più cibi insieme la velocità di assorbimento del glucosio nel sangue varia ulteriormente.
  2. non tutti i cibi ad alto indice glicemico sono nocivi per la salute e non tutti i cibi a basso indice glicemico sono sani! La mortadella ha un indice glicemico bassissimo, ciò non implica che sia sana (anzi l’eccesso di grassi saturi può portare a condizioni pre-diabetiche)

LE DIETE LOW CARB SONO TUTTE SANE?

Premessa: le diete dimagranti sono diete a termine, cioè nasono per essere fatte per un breve periodo per raggiungere il proprio obiettivo, perdere peso, e poi si dovrebbe rientrare nell’ambito di una dieta equilibrata. Le diete low carb sono diventate fashion come diete dimagranti a partire dagli anni 70 e ad oggi continuano a ricevere un vasto consenso perchè consentono di bruciare i grassi anzichè i carboidrati.

Il problema fondamentale di queste diete è che non discriminano quindi fra i vari tipi di carboidrati, ma li eliminano tutti, anche quelli che sono ricchissimi dal punto di vista nutrizionale come la quinoa, il grano saraceno, l’amaranto, i fagioli, ceci, lenticchie.. Ma anche zucca, patate dolci sono bannate! Insomma vengono sconsigliati cibi che sono ricchi in fitonutrienti, fibre, vitamine e minerali.
Molte ricerche indicano le diete low carb utili a perdere peso nel breve tempo ma le sconsiglia come diete di lunga durata. Vengono inoltre sconsigliate quindi per il mantenimento del peso perso e nel caso di diete associate al diabete.

Sicuramente le diete low-carb hanno avuto il pregio di mantenere chi le seguiva lontano dai prodotti ricchi di zucchero e processati, e questo è sicuramente un bene, ma si può raggiungere questo beneficio senza buttare via anche il buono che c’è, anzi utilizzando anche i carboidrati complessi integrali uniti a grassi e proteine sane.. E alcune ricette vi potranno anche essere di aiuto!

Per mettere in pratica in cucina ti aspetto ad uno dei miei corsi, dove trattiamo questo e altri argomenti (oltre a cucinare). Presto i nuovi corsi in calendario

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SCROLL DOWN FOR THE ENGLISH VERSION

La Grecia mi rilassa… i greci mi rilassano… e anche il cibo greco mi rilassa! La cucina greca rimane tra le mie preferite negli ultimi anni perchè ha la capacità di preservarsi e rimanere ancora autentica, senza grandi pretese (però con grandi porzioni) e con contenuto.. Poco dedita all’apparenza e tanto alla sostanza… O almeno è la cucina greca che io ancora insegue e cerco quando mi trovo li. Inoltre la cucina greca è ricchissima di piatti vegetariani e addirittura vegan..si perchè l’onnipresente feta non è sempre così onnipresente, e molti piatti della tradizione nascono a base vegetale con aggiunta postuma del formaggio per arricchire il piatto. Come per le domatokeftedes, le polpette (o frittelle) di pomodori. Girando per le taverne greche si possono trovare spesso con aggiunta di uova alla pastella oppure di pezzetti di feta per insaporirle di più. Cercando la loro storia ho scoperto che in realtà la forma più semplice naturalmente era senza derivati animali: una ricetta semplice, bastava avere dei buoni pomodori, prendere delle erbe aromatiche dal vaso sul davanzale e aggiungere un pò di farina che era sempre in dispensa.. Beh l’olio, essenziale nei paesi del bacino del Mediterraneo.

Raramente i miei piatti sono avulsi dall’ambiente in cui mi trovo, e così visto che in questi giorni sono in Calabria è stato inevitabile pensare alle domatokeftedes. Anche perchè i pomodori sono l’ingrediente fondamentale, maturi ma ancora sodi, dolci e profumati: non provateci nemmeno con un pomodoro aranciato uscito da una vaschetta di plastica dimenticata da alcuni giorni in un banco frigo del supermercato.

Va bene che fritto è buono tutto ma suvvia, non esageriamo!

Le erbe aromatiche non sono opzionali, anzi siate abbondanti: oltre al loro delicato aroma porteranno un pò di freschezza al piatto (che comunque è pur sempre fritto!)

So già che qualcuno di voi che mi conosce si chiederà, e la macrobiotica cosa ne pensa?

In macrobiotica il pomodoro è considerato molto yin (talmente yin che veniva sconsigliato in alcuni casi), ma dal punto di vista energetico effettivamente viene annullato dalla cottura, cioè yanghizzato dal fatto che viene usata un metodo di cottura molto yang. Trovo che siano ottime preparate occasionalmente, senza esagerare con il fritto considerata la stagione (abbiamo l’autunno che ci aspetta per le tempure!!!).

Ammiratori della macrobiotica provate anche voi e fatemi sapere come vi siete trovati!

Dimenticavo, se non ricordi le regole per un buon fritto vai qui.

Domatokeftedes

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INGREDIENTI (per circa 8 domatokeftedes)

200 g di pomodorini maturi
1/4 di cipolla rossa
basilico, foglie di sedano, menta fresca
origano
sale
circa 2 cucchiai di farina di tipo 1
Olio per friggere

PROCEDIMENTO

Taglia i pomodorini a cubettini piccoli, trita la cipolla e le erbe aromatiche. In un piatto mescola i pomodori con le erbe aromatiche, la cipolla, sale e origano. Il pomodoro butterà fuori un pò di acqua di vegetazione, e va benissimo perchè a questo punto aggiungerai la farina che asciugherà il composto e farà da legante.

Fai riposare in frigo per 1-2 ore la pastella, in questo modo i sapori diventerssano più distinti e friggerai meglio le domatokeftedes.

Dopo aver fatto riposare la pastella, prepara una padella con olio per friggere (io ho usato olio di oliva in questo caso), forma le polpette con l’aiuto di un cucchiaio e falle cuocere dsu entrambi i lati. Servile calde (e che te lo dico a fare!!!)

ENGLISH VERSION

Greece relaxes me … the Greeks relax me … and Greek food relaxes me too! Greek cuisine remains among my favorites in recent years because it has the ability to preserve itself and still remain authentic, without great pretensions (but with large portions) and with content .. Little devoted to appearance and much to substance … Or at least it is the Greek cuisine that I still pursue and look for when I am there. In addition, Greek cuisine is rich in vegetarian and even vegan dishes .. yes, because the omnipresent feta is not always so omnipresent, and many traditional dishes are born based on plants with posthumous addition of cheese to enrich the dish. As for the domatokeftedes, the meatballs (or fritters) of tomatoes. Wandering around the Greek taverns you can often find them with the addition of eggs to the batter or pieces of feta to flavor them more. Looking for their history, I discovered that in reality the simplest form of course was without animal derivatives: a simple recipe, it was enough to have some good tomatoes, take some aromatic herbs from the pot on the windowsill and add a little flour that was always in the pantry .. Well the oil, essential in the countries of the Mediterranean basin.

My dishes are rarely detached from the environment in which I find myself, and so since I am in Calabria these days it was inevitable to think of domatokeftedes. Also because tomatoes are the fundamental ingredient, ripe but still firm, sweet and fragrant: don’t even try it with an orange tomato that came out of a plastic tray forgotten a few days ago in a supermarket refrigerator counter.

It’s okay that fried everything is good but come on, let’s not exaggerate!

Aromatic herbs are not optional, rather be abundant: in addition to their delicate aroma they will bring a little freshness to the dish (which is still fried!)

I already know that some of you who know me will wonder, and what do you think about macrobiotics?

In macrobiotics, the tomato is considered very yin (so much yin that it was not recommended in some cases), but from an energy point of view it is effectively canceled by cooking, that is, yanghized by the fact that a very yang cooking method is used. I find that they are excellent prepared occasionally, without exaggerating with the fried considering the season (we have autumn waiting for us for the tempure !!!).

Macrobiotics admirers try it and let me know how you found it!

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INGREDIENTES (6 to 8 fritters)

200 g of ripe cherry tomatoes
1/4 of a red onion
basil, celery leaves, fresh mint
origan
salt
about 2 tablespoons of type 1 flour
Frying oil

METHOD

Cut the cherry tomatoes into small cubes, chop the onion and aromatic herbs. In a dish, mix the tomatoes with the herbs, onion, salt and oregano. The tomato will throw out some vegetation water, and that’s fine because at this point you will add the flour which will dry the mixture and act as a binder.

Let the batter rest in the fridge for 1-2 hours, in this way the flavors become more distinct and you will fry the domatokeftedes better.

After letting the batter rest, prepare a pan with oil for frying (I used olive oil in this case), shape the fritters with the help of a spoon and cook them on both sides. Serve them warm.

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Mai sentito un richiamo per il miglio? Può sembrare anomalo ma io si!
Mettiamo in chiaro, non è sempre stato così, e anzi ci sono stati molti casi in cui lo mangiavo “come medicina”: facevo da “mamma giudiziosa” per me stessa e mi dicevo: “Sai che oggi tocca al miglio a pranzo perchè ti fa bene a questo questo e quell’altro?” E così, nonostante i sogni fossero altri procedo e preparo il miglio…

Ma in questo periodo non è così, una specie di “intelligenza naturale” mi fa star bene all’idea di un piatto di miglio come se stessi immaginando una granita siciliana alla mandorla (che sapete bene che in estate è la cosa che più adoro!!!).

Quando sono in equilibrio mi rendo conto come sia più facile ascoltare le reali esigenze espresse dal corpo piuttosto che le reazioni agli stress del momento (“Stasera pizza” come ricompensa dopo una lunga e faticosa giornata, oppure “Adesso il gelato” per sentirmi soddisfatta dopo una serie di tensioni e risposte/risultati/situazioni non soddisfacenti..) e mi stupisco di come avvolte mi possa allontanare da questo stato e riconquistarlo sia sempre una riscoperta.

Naturalmente non tutti devono desiderare miglio per esserein equilibrio, ma spesso capita di passare le giornate completamente alienati da se stessi e dalle reali esigenze e ci sono alcuni metri di misura che ci possono far accorgere di questo distacco, per me per esempio uno di questi è come e cosa mangio!

Poi ci sono le esigenze fisiologiche, non dimentichiamoci (anche se lo sottovalutiamo) che ogni sostanza che entra nel nostro corpo avvia una serie di eventi e reazioni a catena, che possono essere di vario tipo e che noi possiamo avvertire in maniera evidente oppure più sottile.
Il miglio grazie alle sue fibre e la presenza di amido-resistente riesce a rendere più stabili i livelli di zucchero nel sangue e ha un basso indice glicemico rispetto ad altri cereali che possono creare maggiori oscillazioni.

Le fibre del miglio inoltre intervengono a ridurre il colesterolo di origine esogena nel corpo favorendo l’aumento di colesterolo HDL e produzione di una sostanza anti-infiammatoria che ha funzione protettiva del cuore.

Personalmente non mi rendo conto in maniera conscia se il mio colesterolo LDL diminuisce e le condizioni di infiammazione diminuiscono nel mio corpo quando mangio miglio, ma sicuramente energeticamente mi rendo conto che se non mangio cereali in chicco per più giorni comincio a sentirmi un pò più “instabile” rispetto a quando li uso e mi sento più centrata (macrobiotica docet).

E il miglio sia quindi, però in versioni più estive!

Se fino all’inverno può far piacere avere il miglio per le zuppe, sformati e polpette, appena arriva il caldo e estate vorremmo anche fare a meno dei “papponi” e avere qualcosa di più sgranato e meno colloso quindi si può usare qualche accorgimento.

  • Tosta il miglio: tostare il miglio fa si che il cereale diventi più profumato e soprattutto tenga un pochino di più la cottura, ottimo quindi quando vorresti averlo un pò più sgranato
  • Occhio al’acqua: aggiungi per 1 parte di miglio massimo 3 parti di acqua (quindi una tazza di miglio , 3 tazze di acqua), per evitare che poi il cereale sia costretto ad assorbire più acqua del necessario trasformandosi quindi in una “pappa”, infatti il miglio ha la capacità di assorbire moltissima acqua (infatti si può usare tranquillamente come una polenta aumentando le dosi di acqua, ma questo lo sapevi già se hai il mio libro!). Ma attenzione, non cadere nell’errore di usare un rapporto miglio:acqua di 1:2 perchè rischia di essere troppo poca quindi il miglio non si cuoce adeguatamente e da alimento miracoloso per il nostro intestino si trasforma in alimento di digestione complicata.
  • Ancora acqua: cuocilo in acqua già bollente. Dopo averlo tostato aggiungi acqua calda al tuo miglio perchè così si sfalda meno lasciando il chicco più strutturato.

Andiamo ai fornelli?

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INGREDIENTI

160 g di miglio

2-3 cucchiai di pesto di riciclo (trovi la ricetta sul mio libro) oppure altro pesto verde a scelta

150 – 180 g di legumi a scelta già cotti

2 cucchiai di uvetta

Mandorle tostate o pistacchi

300 g circa di pomodorini maturi

1 spicchio di aglio

Una manciatina di rucola

Erbe aromatiche a scelta (aneto, prezzemolo, menta, finocchio selvatico..)

PROCEDIMENTO

Taglia i pomodorini a metà e passali in padella per pochi minuti con un po’ di olio, l’aglio schiacciato e sale: quando sono pronti aggiungi i legumi ad insaporire.

Dopo averlo lavato tosta il miglio e cuocilo con 3 parti di acqua calda, sale e cuoci per assorbimento. Appena cotto togli il coperchio e disponilo su una pirofina o piatto di portata abbastanza grande per poterlo distendere e farlo raffreddare prima. Sgrana bene appena si è raffreddato e condisci con qualche cucchiaio di pesto, aggiungi un abbondante trito di erbe aromatiche, l’uvetta, i pomodorini con i legumi e mescola insieme, infine aggiungi anche le foglie di rucola fresche e i pistacchi (o mandorle).

Miglio come cous cous…

ENGLISH VERSION

Ever heard a “call” for millet? It may seem anomalous but I do!

Let’s make it clear, it hasn’t always been like this, and indeed there have been many cases in which I ate it “as a medicine”: I’m a “judicious mother” for myself and I say to myself: “Jyoti you know that today it’s the turn of millet for lunch because it is good for this and that?!? ”
And so, despite my dreams were others I proceed and prepare the millet …
But in this period it is not like that, a kind of “natural intelligence” makes me feel good about the idea of ​​a plate of millet as if I were imagining a Sicilian granita almond (which you know well that in summer is the thing I love most!). When I am in balance I realize how easier it is to listen to the real needs expressed by the body rather than the reactions to the stresses of the moment (“Tonight pizza” as a reward after a long and tiring day, or “Now the ice cream” to feel satisfied after a series of tensions and unsatisfactory responses / results / situations ..) and I am amazed at how sometimes I can get away from this state and regain it is always a rediscovery. Of course not everyone has to desire millet to be in balance, but it often happens to spend the days completely alienated from oneself and from real needs and there are a few meters that can make us realize this detachment, for me for example one of these is how and what I eat
Then there are the physiological needs, let’s not forget (even if we underestimate it) that every substance that enters our body starts a series of events and chain reactions, which can be of various types and that we can perceive in an evident or more subtle way. . Millet, thanks to its fibers and the presence of resistant starch, is able to make blood sugar levels more stable and has a low glycemic index compared to other grains that can create greater fluctuations.
Millet fibers also act to reduce cholesterol of exogenous origin in the body by promoting the increase of HDL cholesterol and the production of an anti-inflammatory substance that has a protective function of the heart.
Personally, I don’t consciously realize if my LDL cholesterol decreases and the inflammatory conditions decrease in my body when I eat millet, but certainly energetically I realize that if I don’t eat grains for several days I begin to feel a little more ” unstable “compared to when I use them and I feel more focused (macrobiotica docet).

And the millet is therefore, but in a more summery versions!
If until the winter it may be nice to have the millet for soups, flans and meatballs, as soon as the heat arrives and summer we would also like to do without the “pimps” and have something more grainy and less sticky so you can use some tricks.

  • Toast the millet : toasting the millet makes the cereal become more fragrant and above all it keeps cooking a little longer, so excellent when you would like to have it a little more grainy
  • Watch out for the water: add for 1 part of millet a maximum of 3 parts of water (therefore a cup of millet, 3 cups of water), to avoid that the cereal is forced to absorb more water than necessary, thus turning into a “gruel”, in fact the millet it has the ability to absorb a lot of water (in fact it can be used safely as a polenta by increasing the doses of water, but you already knew this if you have mine book !). But be careful, do not fall into the error of using a millet: water ratio of 1: 2 because it risks being too little so millet does not cook properly and from a miraculous food for our intestine it turns into a food for complicated digestion.
  • More water: cook it in already boiling water. After roasting it, add hot water to your millet because it flakes less, leaving the grain more structured.

Shall we go to the kitchen?

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INGREDIENTES

160 g of millet

2-3 spoon of “recycled pesto” (recipe on my book) or another green vegan pesto

150 – 180 g cooked beans of your choice

2 spoon of dry raisin

Roasted tomatoes or pistachio

300 g ripe tomatoes

1 garlic clove

Some arangula

Fresh erbs of your choice (dill, parsley, mint, wild fennel..)

METHOD

Cut the cherry tomatoes in half and pass them in a pan for a few minutes with a little oil, crushed garlic and salt: when ready, add the legumes to flavor.

After washing it, toast the millet and cook it with 3 parts of hot water, salt and cook for absorption. As soon as it is cooked, remove the lid and place it on an ovenproof dish or serving dish large enough to spread out and let it cool beforehand. Shell well as soon as it has cooled down and season with a few tablespoons of pesto, add a generous amount of chopped aromatic fresh herbs, raisins, cherry tomatoes with legumes and mix together, finally add the fresh rocket leaves and pistachios (or almonds).

SCROLL DOWN FOR THE ENGLISH VERSION

A 9 mesi di distanza dall’uscita del mio libro finalmente una presentazione dal vivo, in presenza come si dice oggi! Non potevo crederci, ormai ci avevo rinunciato viste le difficoltà ad organizzare eventi in presenza con un certo numero di persone ma in realtà è stato possibile, e nel migliore dei modi perchè all’aperto in una bellissima corte a Mantova. Il tutto organizzato e ospitato dal Manto-Gas, il gruppo di acquisto solidale di Mantova.

E’ stato veramente bello, tra la location, la possibilità di parlare al pubblico senza mascherina (avevo quasi perso l’abitudine) e i partecipanti superattenti, curiosi, desiderosi di fare domande e comprendere..

Durante la presentazione, visto che parlare di cibo non basta mai, bisogna poterlo cucinare e assaggiare ho preparato una crema di miglio dolce per tutti con una composta di mirtilli, un dolce delicatissimo, adatto alle merende quotidiane o che è possibile usare anche a colazione. All’inizio dell’autunno aiutarci ad affrontare il cambio in corso con tutti i mezzi a disposizione è importantissimo, così ho scelto il miglio perchè in questa stagione tutti lamentano spesso un indebolimento dei capelli con caduta (mia mamma dice sempre che ” in autunno i capelli cadono insieme alle castagne” e tra tutti i cereali il miglio è quello più adatto a supportare i nostri capelli (avete mai notato che i principali prodotti naturali anticaduta sono a base di miglio?). Per addolcirlo ho usato del malto di riso, un dolcificante che non mi fa fare grandi oscillazioni emotive quando lo uso nei dolci, insomma lo considero il dolcificante meno “dopante” fra tutti. E i frutti di bosco, una composta che rinfresca e con la sua leggera acidità ravviva la crema.

Questa ricetta si rifà al pudding di miglio al cioccolato che trovate naturalmente nel mio libro di ricette ZenKitchen, 108 ricette plant-based per una cuina naturale sana e felice.

Adesso che ho detto tutto manca solo la ricetta!

La crema di miglio con composta di frutti di bosco è

  • plant-based
  • senza zucchero
  • senza uova, burro o qualsiasi derivato animale
  • gluten free (sostituendo il dolcificante)
  • semplice e veloce
  • senza forno

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Ingredienti

200 g di miglio decorticato

1 l di latte di mandorla autoprodotto (trovi la mia versione nel mio libro)

400 g di acqua

120-140 g di malto di riso (sciroppo di riso per una versione gluten free)

la scorza di un limone piccolo

1 stecca di cannella

1/2 bacca di vaniglia

Un pizzico di sale

Composta di mirtilli rossi e neri per guarnire

Procedimento

Lava abbondantemente il miglio e risciacqua.

In una pentola versa l’acqua e il latte di mandorle, il miglio lavato, un pizzico di sale la vaniglia e la cannella. Fai cuocere a fuoco basso per circa 35 minuti, o comunque fino a quando il miglio non si è ingrossato ed è ben morbido.

Mescola bene con un mestolo, elimina la cannella e la vaniglia e aggiungi un pò di scorza di limone grattugiata e il malto. Mescola ancora e se preferisci un composto molto liscio (come una crema) frulla con il frullatore ad immersione.
Servi in delle coppette con un topping di marmellata di mirtilli e conserva in frigorifero. Servilo fresco.

JYOTI TIPS: If you like, you could keep the plain millet base in a container in the refrigerator and use it in the morning as porridge by adding dried fruit and fresh fruit to taste.


ENGLISH VERSION

9 months after the release of my book finally a live presentation, in the presence as they say today! I could not believe it, by now I had given up on it given the difficulties in organizing events in presence with a certain number of people but in reality it was possible, and in the best way because it was outdoors in a beautiful courtyard in Mantua. All organized and hosted by Manto-Gas, the solidarity buying group from Mantua.

It was really nice, between the location, the opportunity to speak to the public without a mask (I had almost lost the habit) and the super-attentive, curious participants, eager to ask questions and understand ..

During the presentation, since talking about food is never enough, you need to be able to cook and taste it, I prepared a sweet millet cream for everyone with a blueberry compote, a very delicate dessert, suitable for daily snacks or that you can also use for breakfast. At the beginning of autumn, helping us to face the change in progress with all the means available is very important, so I chose the mile because in this season everyone often complains of a weakening of the hair with falling out (my mother always says that “in autumn the hair fall together with chestnuts “and of all cereals millet is the most suitable to support our hair (have you ever noticed that the main natural anti-hair loss products are based on millet?). To sweeten it I used rice malt, a sweetener that does not make me make great emotional fluctuations when I use it in desserts, in short, I consider it the least “doping” sweetener of all, and berries, a compote that refreshes and revives the cream with its slight acidity.

This recipe harks back to the chocolate millet pudding found naturally in my ZenKitchen cookbook, 108 plant-based recipes for a healthy and happy natural cuisine.

Now that I have said everything, only the recipe is missing!

Millet cream with wild berries compote is:

  • Plant-based
  • No sugar
  • no eggs, butter or any anymal derivates
  • gluten free (replacing the sweetener)
  • quick and easy
  • no bake dessert

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Millet cream with wild berry compote

Ingredients

200 g of shelled millet

1 liter of self-produced almond milk (find my version in my book)

400 g of water

120-140 g of rice malt (ryce syrop for a gluten free version)

the zest of a small lemon

1 cinnamon stick

1/2 vanilla bean

Methods

Wash the millet thoroughly and rinse.

In a saucepan, pour the water and almond milk, the washed millet, a pinch of salt, the vanilla and the cinnamon. Cook over low heat for about 35 minutes, or until the millet has thickened and is very soft.

Mix well with a ladle, remove the cinnamon and vanilla and add some grated lemon zest and malt. Stir again and if you prefer a very smooth mixture (like a cream) blend with the hand blender.
Serve in small bowls with a blueberry jam topping and refrigerate. Serve it fresh.

JYOTI TIPS: Se ti va potresti conservare la base di miglio semplice in un contenitore in frigorifero e usarla la mattina come porridge aggiungendo frutta secca e frutta fresca a piacere.

SCROLL DOWN FOR ENGLISH VERSION

Da quando ho scoperto quando sono squisiste le barbabietole arrostite in forno sono diventate uno dei miei contorni preferiti! Il sapore si concentra in maniera eccezionale senza essere stucchevolmente dolce!
Se quando acquisti le barbabietole le trovi con le foglie, usa le foglie come una qualsiasi verdura verde o mescolale nelle tue torte salate con altre erbette.
Più le barbabietole sono rosse acceso e più sono ricche di nutrienti… E’ vero, sono bellissime da vedere anche quelle giallo-arancio, ma le barbabietole rosse sono sicuramente dei superalimenti rispetto alle loro omonime un pò meno colorate.

Queste barbabietole (o rape rosse) sono veramente semplici da preparare, quindi basta avere in casa gli ingredienti e si può procedere immediatamente.

Questa ricetta è:

  • gluten free
  • dairy free
  • vegan
  • semplice e veloce

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Ingredienti

4-5 rape rosse con la buccia

1-2 cucchiai di sciroppo di acero

2 cucchiai di olio evo

150 g di yogurt di soia al naturale

1 spicchio di aglio

sale

Procedimento

Lave bene le rape rosse e mettile in una teglia in forno a 230°C per circa 30 minuti o finchè non saranno ben cotte (fai una prova inserendo una forchetta e verifica se penetra bene all’interno).
Quando le rape sono cotte sbucciale e tagliale a fette, quindi condiscile con lo sciroppo di acero, un cucchaio di olio evo e un pizzico di sale. Lascia marinare circa 30 minuti e nel frattempo aggiungi allo yogurt lo spicchio di aglio grattugiato, il sale e un cucchiaio di olio evo e lascia riposare.
Al momento di servire le rape condiscile con lo yogurt.

Se ti piacciono le ricette con le rape rosse (o barbabietole) puoi andare a curiosare anche sul mio libro ZenKitchen 108 ricette per una cucina naturale sana e felice

Roosted beetroots

Since I discovered how delicious they are, oven-roasted beets have become one of my favorite side dishes! The flavor is exceptionally concentrated without being cloyingly sweet!
When you buy beets if you find them with leaves, use the leaves like any green vegetable or mix them in your quiches with other herbs. The more bright red the beets are, the richer they are in nutrients … It’s true, even the yellow-orange ones are beautiful to look at, but red beets are certainly superfoods compared to their namesake a little less colorful.
These beets are really simple to prepare, so just have the ingredients at home and you can proceed immediately.
This recipe is:

  • gluten free
  • dairy free
  • vegan
  • quick and easy

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Ingredients

4-5 red turnips with skin

1-2 tablespoons of maple syrup

2 tablespoons of extra virgin olive oil

150 g of natural soy yogurt

1 clove of garlic

salt

Method

Wash the beetroots well and place them in a pan in the oven at 230 ° C for about 30 minutes or until they are well cooked (test by inserting a fork and check if it penetrates well).
When the turnips are cooked, peel them and cut them into slices, then season them with the maple syrup, a spoonful of extra virgin olive oil and a pinch of salt. Leave to marinate for about 30 minutes and in the meantime add the grated garlic clove, salt and a tablespoon of extra virgin olive oil to the yogurt and let it rest.
When it is time to serve the turnips, season them with the yogurt.

If you like recipes with beetroot (or beetroot) you can also browse my bookZenkitchen, 108 ricette plant-based per una cucina sana e felice

Questi biscotti sono semplici, con pochi ingredienti buoni e scelti con cura per ottenere un biscotto goloso e gluten free.
These biscuits are simple, with few good ingredients and carefully chosen to obtain a greedy and gluten free biscuit.
SCROLL DOWN FOR ENGLISH VERSION

Sto provando dei nuovi dolci senza glutine, l’idea è che rimangano comunque semplici nella ricetta e senza l’aggiunta di farine raffinate, amido e fecola. Molto spesso i prodotti senza glutine che si possono trovare in commercio hanno una lunga lista di ingredienti e tra questi oltre allo zucchero sono presenti anche farine raffinate e amidi che contengono zuccheri semplici e contribuiscono quanto i dolcificanti ad aumentare la nostra glicemia dopo averli assunti. Molti scelgono un prodotto senza glutine perchè costretti dalle circostanze (celiachia, gluten sensivity…) e per ovviare a questo problema poi si ritrovano ad avere altre conseguenze.

Trovo che le alternative esistano, a volte possono sembrare più complesse o leggermente più costose ma se non dedichiamo tempo e energia alla nostra felicità e salute a cosa dovremmo dedicarci? Comunque, sicuramente in questo caso non sono troppo complesse!

Per questa ricetta mi sono rifatta a quella dei “Biscotti alle nocciole” di Donna Hay nel libro “Life in Balance“: mi è sembrata una buona ricetta che ho riadattato per le mie esigenze. Ho scelto delle farine integrali senza glutine (farina di riso integrale e grano saraceno), delle nocciole, come dolcificante lo sciroppo di acero. Per la farcitura al cacao ho usato cioccolato fondente al 70% con burro di arachidi, rendendo quindi la crema più golosa ma anche più ricca in proteine.

Questi biscotti sono naturalmente:

  • senza zucchero raffinato
  • senza glutine
  • senza latticini e senza uova
  • senza soia
  • vegan

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Ingredienti (per 18-20 biscotti circa)

100 g di farina di grano saraceno
60 g di farina di riso integrale
100 g di sciroppo di acero
75 g di farina di nocciole
60 g di olio di vinacciolo
20 g di acqua
½ cucchiaino di sale fino
1/2 cucchiaino di lievito per dolci (facoltativo)

Crema al cioccolato

80 g di cioccolato fondente
40 g di burro di arachidi senza zucchero

Procedimento

Setaccia le farine, il lievito e il sale in una terrina. Emulsiona insieme acqua, sciroppo di acero e olio e usa l’emulsione per impastare insieme tutto. L’impasto sarà un pochino sbricioloso, ma continua a lavorarlo per renderlo omogeneo e il più compatto possibile: sarà la natura leggermente collante dello sciroppo di acero che ti aiuterà un pochino. Poni l’impasto a raffreddare in firgorifero per almeno 40 minuti. Dopo il tempo di riposo forma con l’impasto dei piccoli biscotti tondi dello stesso diametro e inforna a 180°C per 20 minuti circa (o fino a quando non saranno ben cotti con i bordi leggermente dorati.

Fai raffreddare i biscotti e a parte fai sciogliere il cioccolato fondente e aggiungi il burro di arachidi. Lascialo raffreddare un pochino prima di disporlo sulla metà dei biscotti per poi adagiarci sopra il resto dei biscotti.

CHEF TIPS

Prova a variare la quantità di farine: puoi usare esclusivamente grano saraceno se ti piace il suo sapore, altrimenti, come in questo caso mescola con farina di riso o farina di miglio.
Questi biscotti possono essere conservati tranquillamente a temperatura ambiente, in un barattolo di vetro, fino ad una settimana!


Se ancora non lo conosci, ti ricordo il mio libro di cucina naturale “ZenKitchen 108 ricette plant-based per una cucina naturale, sana e felice”.
Sul libro trovi tante ricette a base vegetale per tutti i giorni, ma non solo: una solida base sui fondamenti della cucina naturale sana e tanti consigli e suggerimenti extra.

Lo trovi su Ibs libri , su Feltrinelli e tanti altri siti di libri. Visita la pagina dedicata per saperne di più.


I’m trying new gluten-free desserts, the idea is that they remain simple in the recipe and without the addition of refined flours, potato flour and corn starch. Very often gluten-free products found on the market have a long list of ingredients and among these in addition to sugar there are also refined flours and starches that contain simple sugars which contribute as much as sweeteners to increase our blood sugar. Many choose a gluten-free product because they are forced by circumstances (celiac disease, gluten sensivity …) and to remedy this problem then they find themselves having other consequences.

I believe that alternatives exist, sometimes they may seem more complex or slightly more expensive but if we don’t really dedicate time and energy to our own happiness and health what should we dedicate ourselves to? However, these is not the case as these cookies are certainly not too complex!

For this recipe I went back to Donna Hay‘s “Hazelnut Biscuits” in her book “Life in Balance“: it seemed like a good recipe which I adapted for my needs. I chose gluten-free wholemeal flours (brown rice flour and buckwheat), hazelnuts, maple syrup as a sweetener. For the cocoa filling I used 70% dark chocolate with peanut butter, thus making the cream more delicious but also richer in proteins.

This cookies are:

  • refined sugar free
  • gluten free
  • dairy free and egg free
  • soy free
  • vegan

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Ingredients (for about 18-20 cookies)

100 g of buckwheat flour
60 g of brown rice flour
100 g of maple syrup
75 g of hazelnut flour
60 g of grapeseed oil
20 g of water
½ teaspoon of fine salt
1/2 teaspoon of baking powder

Chocolate cream

80 g of dark chocolate
40 g unsweetened peanut butter

Procedure

Sift the flours, baking powder and salt into a mixing bowl. Make an emulsion by mixing together water, oil and maple syrop and use it to knead everything together. The dough will be a little crumbly, but continue to knead it to make it homogeneous and as compact as possible: the slightly sticky nature of the maple syrup will help you a little. Put the dough in the fridge for at least 40 minutes. After the resting time, roll out the dought, form small round biscuits of the same diameter and bake at 180 ° C for about 20 minutes (or until they are well cooked and the edges slightly golden.

Whilst are cooling, separately melt the dark chocolate and add the peanut butter. Let it cool down a bit before spreading putting the remaining cookies on top like a sandwich.

CHEF TIPS

Try varying the amount of flour: you can only use buckwheat if you like it otherwise, as in this case mix with rice flour or millet flour.
These cookies can be safely stored at room temperature, in a glass jar, for up to a week!


If you still don’t know it, let me remind you of my cookbook “ZenKitchen 108 plant-based recipes for natural, healthy and happy cooking”. In the book you will find many plant-based recipes for every day, but not only: a solid foundation on the fundamentals of healthy natural cooking and lots of extra tips and suggestions.

You can find it on Ibs books, on Feltrinelli and many other book sites. Visit the dedicated page to find out more.


Se abiti in città e vuoi sentire un pò di primavera ecco cosa puoi fare:
stare più tempo all’aria aperta e muoversi in bicicletta è il massimo;
fare la pausa pranzo all’aperto è sempre un break dalle quattro mura del nostro ufficio;
andare fuori città, al mare, in montagna o in collina aiuta tantissimo a ricollegarci al ciclo della natura: non ti senti forse rinnovata/o quando puoi stare un pò di tempo nella natura? E’ forse una delle più grandi forme di detox che abbiamo…

Ma se non riesci a fare tutto questo oppure non basta… rivolgiti anche al cibo e sceglilo in maniera più primaverile!
Cosa vuol dire scegliere il cibo in modo più primaverile?
Beh sicuramente scegliere le verdure di stagione, quindi ecco che si fa largo nella nostra cucina il colore verde: spinaci, erbette, aglio ursino, rucola, carciofi, broccoli, cime di rapa…
Poi comincia ad usare un pò più di verdure in insalata e cruditè: insalatine verdi che sfruttano ancora le arance, oppure mix di finocchi, carote e rape rosse, oppure rivitalizza le tue insalate usando germogli e sapori più pungenti come la rucola e il crescione.
Non dimenticare anche i metodi di cottura: qualche stufato in meno per favorire una cottura a vapore in più! A vapore puoi cuocere non solo le verdure, per esempio potresti preparare dei dumplings o dei muffin cotti a vapore.

In primavera io ricomincio a fare i pesti per esempio, e ce ne possono essere di tutti i tipi: rucola, spinaci, crescione, aglio ursino… Oggi prepariamo insieme quello di broccoli, che vi ho già spiegato come preparare durante la rubrica Pillole di Cucina Naturale.

Questa ricetta che andiamo a preparare è:

  • vegan
  • lattosio free
  • plant based e inoltre
  • senza glutine con il bonus extra di essere veramente
  • semplice!

Prima di andare alla ricetta ti ricordo che è uscito il mio libro di cucina naturale “ZenKitchen 108 ricette plant-based per una cucina naturale, sana e felice”. Sul libro trovi tante ricette a base vegetale per tutti i giorni, ma non solo: una solida base sui fondamenti della cucina naturale sana e tanti consigli e suggerimenti extra. Lo trovi su Ibs libri , su Feltrinelli e tanti altri siti di libri. Visita la pagina dedicata per saperne di più.

Penne con pesto di broccoli

Ingredienti (dosi per due persone)

200 g circa di cimette di broccoli pulite
6 gherigli di noce
1 spicchio di aglio
1 cucchiaino di miso di ceci
olio evo q.b.

Procedimento

Fai scottare in acqua bollente salata le cimette di broccolo per circa 3 minuti: devono risultare ancora sode e dal colore verde brillante. Nella stessa acqua bollente, dopo i broccoli, fai scottare anche lo spicchio di aglio che poi andrai ad usare per il pesto.
In un mixer frulla le noci con l’aglio fino a macinarle finemente, quindi aggiungi i broccoli, il miso e l’olio evo. Frulla tutto insieme in modo da ottenere un pesto. Se vuoi renderlo più cremoso prima di usarlo aggiungi alcuni cucchiai di acqua di cottura della pasta che verrà condita con il pesto.

Quando lo usi per condire la pasta ti consiglio di aggiungere della scorza di limone grattuggiata per un gusto fresco.

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Hai dei buoni propositi per l’anno nuovo? Io si, e tra i vari quest’anno ho c’ho infilato diminuire la quantità di zuccheri che uso (sono sempre un inguaribile golosa!) e dedicarmi ancora di più alla creazione di ricette sugar free e sugarless. Nei buoni propositi ho messo anche la semplicità, e questo vale anche per le ricette!!!
Ho pensato che un dolce sempre gradevole nelle sere d’inverno è un caldo crumble.
Avevo delle bellissime pere biologiche sotto gli occhi e le ho prese al volo.
Ho pensato “Niente farina oggi!” così scelto di usare dei fiocchi di avena che contrinuiscono a scaldare l’inverno.
Mandorle, uvetta e un paio di cucchiai di amaretto e via alla preparazione del dolce!
Il risultato è un dolce cui il croccante crumble contrasta le pere morbidissime.
Usa delle pere mature per essere sicuro di non dover aggiungere dolcificanti extra.
Questo dolce è:

gluten free (ci sono i fiocchi di avena senza glutine)

senza zucchero aggiunto

senza lattosio

vegan

senza soia

semplice e veloce

Naturalmente, tante altre ricette con queste caratteristiche le trovi anche sul mio libro di cucina naturale “ZenKitchen: 108 ricette plant-based per una cucina sana e felice” che puoi acquistare on-line o richiedilo presso la tua libreria di fiducia

Prima di passare alla ricetta semplicissima, un aggiornamento: da Gennaio in punta di piedi vorrei far ripartire i corsi di ZenKitchen!
Con le dovute misure e sempre in sicurezza per tutti e nel rispetto delle norme, proveremo a tornare ad incontrarci in cucina.
Le classi saranno sempre ridotte nel numero di partecipanti in modo da garantire a tutti serenità e sicurezza. Credo fermamente che l’obiettivo più grande in questo momento sia cooperare e diffondere un pò di serenità, e nel mio caso, anche divulgare più consapevolezza alimentare. Anche perchè ormai lo sappiamo tutti, il benessere passa anche dal cibo e scelte alimentari sane!

Pere crumble senza zucchero

Ingredienti per 4 piccole cocotte

2 belle pere mature
40 g di fiocchi di avena mignon (senza glutine per la versione gluten free)
40 g di mandorle macinate a farina
1 cucchiaio di olio di cocco
2 cucchiai di uvetta
2 cucchiai di amaretto di Saronno
2 cucchiai di succo di mela (o acqua oppure succo di acero o malto se le pere non sono molto mature)

Procedimento

Sbuccia le pere e tagliale a cubetti e uniscile in una terrina all’uvetta e l’amaretto di Saranno e lascia marinare per 10-15 minuti.

Nel frattempo mescola insieme i fiocchi di avena con la farina di mandorle e il succo di mela e l’olio di cocco e amalgama tutto insieme ottenendo un composto sabbioso e grossolano.

Suddividi le pere in 4 piccole cocotte e aggiungi il crumble. Fai cuocere in forno statico a 160°C per 30 minuti circa o comunque fino a quando le pere non saranno morbide. Servile calde.

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Questo piatto l’avevo conosciuto anni fa all’instituto macrobiotico del Portogallo: lo adoravo, ma non ho mai pensato di rifarlo fino a stamattina… forse, da buona italiana, per le mie resistenze verso la presenza del tofu in una lasagna?  😅
Ma oggi, la sveglia in una mattinata fredda mi ha fatto cambiare idea e venir voglia di questo piatto: riscaldante, nutriente e allo stesso tempo delicato.

Ho deciso di provare la ricetta di Marta Horta Varatojo dal libro porteghese “Cozinha da Marta”, aggiugendo alcune mie personali varianti e il risultato è stato…. Beh… è stato “mezza teglia spazzolata via da sola in 10 minuti”, e poi prontissima a riprendere il lavoro senza pesantezza e senza la voglia di dessert post lasagna! La naturale dolcezza della zucca ha reso questo piatto per me molto equilibrato anche se molto goloso: credo che diventerà il mio nuovo comfort food invernale! 😋

La ricetta è molto semplice, e mi piace molto l’idea che sia anche una buona candidata per diventare un “piatto unico” per l’inverno.

A proposito dei piatti unici, sai che nel mio libro “ZenKitchen, 108 ricette plant-based di cucina naturale sana e felice” (dalla prossima settimana i link su dove acquistarlo!) trovi tante ricette di piatti unici e non solo: nel libro c’è un inserto in cui, fra l’altro, ti suggerisco sia i piatti unici che le combinazioni di piatti per creare menù completi e equilibrati con le ricette che trovi all’interno del libro!

Ma torniamo alla ricetta, questa lasagna è

  • semplice
  • plant-based
  • senza latticini
  • senza uova
Lasagne di zucca e tofu affumicato

Ingredienti (per 3 – 4 persone)

  • pasta di semola di grano duro
  • 500 g di zucca mondata
  • 1 carota
  • 1 cipolla grande
  • 2 spicchi di aglio
  • 2 panetti di tofu affumicato
  • erbe aromatiche a piacere
  • 120 ml circa panna vegetale
  • 100 ml di vino bianco
  • olio evo
  • tamari
  • sale

Procedimento
Pulisci la carota, la cipolla e l’aglio. Grattugia tutte le verdure a julienne, puoi usare anche il disco con fori medio-larghi di un robot tritatutto (io ho usato il mio Magimix ed è stato velocissimo).
In un tegame ampio versa qualche cucchiaio di olio evo, poca acqua, il tamari per insaporire e tutte le verdure a julienne e falle stufare lentamente con coperchio per circa 25-30 minuti. Nel frattempo trita un pò di erbe aromatiche (io ho usato rosmarino, santoreggia e origano) e le aggiungi alle verdure insieme al sale. Aggiungi anche il vino bianco e continua la cottura. Le verdure saranno pronte quando saranno molto morbide (quasi a sfaldarsi): se anche rimane del liquido di cottura sul fondo tienilo per inumidire le lasagne.
Taglia i panetti di tofu in orizzontale: io da ogni panetto ho ricavato 3-4 fette.
Preparati ad assemblare la lasagna: spennella una pirofila con un pò di olio evo, fodera il fondo con il primo strato di pasta, ricopri completamente con le verdure stufate* (assicurati di aggiungere anche il loro sughetto) e aggiungi qualche cucchiaio di panna vegetale, quindi ricopri con altre sfoglie di pasta e così via fino a quando hai verdure disponibili. Termina con un ultimo strato di verdure su cui disponi le fette di tofu a ricoprire la lasagna, come un ultimo strato, e termina ricoprendo con un pò di panna vegetale e erbe aromatiche a piacere. Ricopri la pirofila con carta di alluminio e disponi in forno a 180°C per 30-40 minuti. Se vuoi che si gratini un pochino la superfice elimina la carta di alluminio 5 minuti prima di spegnere il forno.
Servila tiepida e fatti scaldare dal suo sapore e nutrire dalla dolcezza della zucca.

*L’umidità delle verdure è molto importante, perchè servirà anche ad inumidire la pasta e farla cuocere perfettamente. Nel caso in cui avessi ottenuto delle verdure troppo asciutte provvedi con l’aggiunta di qualche cucchiaio di brodo vegetale.

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